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Nocera Inferiore: Sos Operazione China Town PDF Stampa E-mail
giovedì 31 gennaio 2008

NOCERA INFERIORE – Riluttanti ed esitanti le comunità cinesi presenti in microcosmi compatti e imperscrutabili sul territorio dell’Agro. E’ quanto emerge da alcuni dati in possesso dell’ufficio Migrantes della diocesi Nocera- Sarno interessata del problema a seguito dell’SOS lanciato dall’operazione China Town.

 I cinesi frequentano in maniera minima, quasi nulla, i centri di ascolto della caritas e vedono molto poco operativi i servizi offerti dal territorio ospitante, in questo caso il nostro. La loro visione è tutta permeata su una concezione assoluta, quasi sovrana del tempo, considerato come estremamente prezioso e finalizzato ad obiettivi ed azioni concrete e produttive.

“Il problema fondamentale – spiega il direttore Edoardo Tafuto – è rappresentato dalla scarsa volontà di integrazione da parte di questa comunità. E’ come se, ovunque si trovassero, portassero perennemente con sé un pezzetto di Cina. Anche quando i cinesi mandano i loro figli a scuola, non vi è massima integrazione e questo anche da parte del bambino stesso. I piccoli vivono a scuola l’Italia, ma all’immediato suono della campanella, all’uscita da scuola, vivono nuovamente la Cina, le sue consuetudini e le sue tradizioni.”

Che si tratti di amor di patria, radicamento alle proprie origini, fedeltà assoluta, quasi devota alla propria nazione, qui la questione va al di là di quello che può sembrare semplice nazionalismo. Si tratta di modi o consuetudini volte quasi per natura all’emarginazione verso tradizioni forestiere, tanto da spingere la diocesi Nocera- Sarno a prendere le redini al fine di sbrogliare questo difficile nodo in cui è ristretta l’impenetrabile comunità cinese, resistente a qualsiasi legame esterno quasi a effetto barriera. La loro chiusura ermetica fa si che l’apprendimento scolastico dei figli funga da intermediario per i genitori che assimilano solo lo stretto indispensabile per i quotidiani rapporti formali e necessari.

“Diverso è anche il senso della famiglia – precisa Edoardo Tafuto – Loro hanno un controllo ristretto sulle nascite e il figlio è considerato come una sorta di risorsa per la famiglia più che un componente. Perciò i figli hanno più doveri che diritti verso i propri genitori.”

La “muraglia cinese” non dà, pertanto, segnali di apertura, ma resta chiusa in una forte solidarietà , cercando di risolvere i problemi di disagio e di marginalità nell’ambito della loro stessa confraternita.

                                                                                                                     Raffaella Garzillo