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Scafati si mobilita per Giusy «Aiutiamola, è un suo diritto» PDF Stampa E-mail
mercoledì 11 febbraio 2009

Image Scafati. Si mobilità la società civile. Si scuotono le coscienze. Parte la campagna di sensibilizzazione in città a sostegno della piccola Giusy Santarpino, la bambina di nove anni affetta da atrofia spinale muscolare e costretta a restare chiusa in casa perché nel condominio in cui vive non c'è un ascensore o un'altra struttura che le consenta di scendere in strada. «Mia figlia è meno importante di un cavallo?», aveva denunciato mamma Teresa sulle pagine de Il mattino, qualche giorno dopo che la trasmissione televisiva «Striscia la notizia» aveva mobilitato media ed istituzioni locali sul caso di un cavallo segregato in uno stanzino buio proprio in via Capone, a pochi passi da casa Santarpino. Il suo appello non è rimasto inascoltato. Il problema di Giusy resta. Per andare in ospedale a cambiare la cannula che la tiene 24 ore su 24 attaccata al ventilatore, la piccola, che pesa oltre trenta chili, dovrà continuare a fare affidamento sulla sua mamma che la porta in braccio e dal secondo piano della palazzina di via Capone riesce ancora a fatica a portarla in strada. Qualcosa comincia, però, a muoversi nell'opinione pubblica. «Ho letto la storia di questa bambina sul giornale e sono rimasta allibita - dice la signora Giuliana Cirillo - Vivo a pochi isolati da casa di Giusy ma non sapevo di questa bambina. Credo sia necessario fare qualcosa per dare anche a lei la possibilità di sentirsi libera, proprio come è stato permesso al cavallo che ha fatto arrivare la televisione a Scafati». A farsi portavoce di chi è dalla parte di Giusy è don Peppino De Luca, parroco della chiesa di San Francesco di Paola. Proprio da lui, due anni fa, Giusy ha ricevuto il sacramento della prima comunione. «Era particolarmente contenta quel giorno, nel suo vestito bianco. Conosco Giusy da quando sono arrivato a Scafati, quattro anni fa. Da allora seguo la sua storia, ammirando la forza ed il coraggio che i suoi genitori stanno mettendo in campo per garantirle una vita dignitosa. Giusy ha tanto affetto attorno a lei ma ritengo sia necessario, a questo punto, fare qualcosa di concreto per renderle la sua libertà. Ha bisogno di spazio per muoversi, per sentirsi libera e tutti possiamo dare il nostro contributo per sostenere la sua battaglia, attraverso la preghiera ma anche attraverso la mobilitazione, ognuno nel suo piccolo». C'è chi conosce molto bene Giusy e denuncia la solitudine di coloro che in tutti questi anni hanno sacrificato la vita per lei, come mamma Teresa. «Ha sempre lottato per ottenere le cose più scontate per la sua bambina - dice Anna Oliva, amica di famiglia da oltre vent'anni - Per fortuna lei ha un carattere molto forte e non si è mai arresa. Ora, però, da sola, non può più farcela. Noi siamo pronti a scendere in campo, ad iniziare una battaglia, con l'aiuto della gente, per garantire il diritto alla vita di Giusy». «Facciamo una petizione, raccogliamo firme, chiediamo alle istituzioni che intervegano per Giusy - le fa eco la signora Brigida Annunziata, infermiera - Conosco una bambina di San Giorgio a Cremano. Ha la stessa malattia di Giusy. Sembra sia una parente del sindaco di quella città. Ha ricevuto dal comune ogni forma di assistenza, anche una casetta a piano terra». A mamma Teresa, che giura di essere anche disposta a trasferirsi domani stesso in un appartamento a piano terra per il bene di sua figlia, basta avere un ascensore nel suo condominio, o un montascale, che consenta alla sua bambina di non sentirsi segregata in casa. C'è chi vive da anni a pochi passi da Giusy ma l'ha vista di rado, come Daniela Ugliano, medico. «L'ho vista pochissime volte ma non per questo mi sottrarrei dal darle una mano. Sarei la prima a firmare per la sua libertà». Solidarietà a Giusy giunge anche dalla vicina di casa della famiglia Santarpino. «Abito in questo palazzo da sei anni - dice Loredana Falanga, titolare di una pizzeria insieme al marito - Sono anche io madre di tre bambini e per loro farei qualsiasi cosa. Nel mio piccolo, e nella massima riservatezza, ho sempre dato la mia solidarietà alla bambina. So che ha bisogno di un ascensore, o di una montascale per scendere in strada. Ho dato la mia disponibilità a parlarne e a trovare un accordo, se questo dovesse servire ad aiutarla». Dal comune il sindaco Aliberti interviene con una nota stampa. «Non abbiamo perso tempo nell'offrire alla signora tutto il nostro supporto e il nostro ascolto sia attraverso l'assistenza domiciliare che nell'erogazione di contributi. Penso alle 14 ore settimanali di assistenza domiciliare che questo comune offre gratuitamente alla signora e all'agevolazione dell'una tantum, ovvero del contributo spese che regolarmente riceve. Alla signora, inoltre, sono state date tutte le spiegazioni necessarie per richiedere il contributo regionale relativo all'abbattimento delle barriere architettoniche».

Fonte: Il Mattino