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La frana di Sarno va in Cassazione PDF Stampa E-mail
mercoledì 08 aprile 2009

Image Sarno. La procura generale di Salerno ricorre in Cassazione contro la sentenza di assoluzione di Gerardo Basile, ex sindaco di Sarno, per la frana del cinque maggio del 1998. L'ex primo cittadino sarnese era stato assolto sia in primo che in secondo grado, anche se con una formula che per certi versi può ricordare la vecchia insufficienza di prove, dall'accusa di omicidio plurimo colposo delle 137 vittime di quella tragica sera, uccise dalle colate di fango che travolsero in particolare la frazione di Episcopio. Il pm Amedeo Sessa, applicato alla procura generale di Salerno, ha presentato il ricorso alla Suprema Corte soffermandosi in particolare sul punto centrale dell'inchiesta: chi doveva ordinare l'evacuazione della popolazione il cinque maggio 1998. Secondo il pm Sessa, sia il giudice di I grado che la corte d'Appello non hanno bene interpretato la normativa in materia, ritenendo erroneamente che questa obbligasse il prefetto, e non il sindaco a emettere l'ordine di evacuazione. Per il pm, era invece compito del sindaco e quindi di Basile far evacuare i suoi concittadini (come del resto fecero altri colleghi di comuni colpiti dalle colate, lo stesso giorno) ma non lo fece. In definitiva, per l'accusa, Basile sapeva della gravità di quanto stava accadendo allora (tant'è che aveva avvertito via fax la prefettura) e invece di disporre autonomamente l'evacuazione chiese alla popolazione di restare in casa con un annuncio televisivo. «Ho sottoposto al procuratore capo di Nocera Inferiore - ha affermato invece l'avvocato Silverio Sica che difende Basile - l'opportunità di non proporre ricorso per Cassazione avverso una sentenza che confermava l'assoluzione al fine di non aggravare le condizioni di grave sofferenza psico-fisica dell'imputato, causate da 11 anni di processi. In ogni caso, rimango sereno rispetto alle tesi che il pm porta avanti da 11 anni e che sia in I grado che in appello sono state ritenute non fondate. Il sindaco Basile quando ha avuto la percezione della reale natura e gravità dell'evento naturale, verso le ore 20, ormai non era più praticabile nessuno sgombero della popolazione, tant'è che anche le limitate operazioni di soccorso furono interrotte. Al pm sfugge da sempre che alle 20 le colate di fango, come è scritto nelle sentenze, manifestarono una velocità di percorrenza anche di 80/90 chilometri l'ora, invadendo le strade. Fino alle 20, si trattava di masse di fango non in movimento. E comunque era compito del prefetto emanare l'ordine di evacuazione. La difesa non sa più che fare, visto che le sue tesi sono supportate anche dalle testimonianze di illustri studiosi». Sul punto, però, il pm Sessa sostiene che già molte vittime c'erano state prima delle 20,47, orario della trasmissione del fax.

 

Fonte: Il Mattino