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Variante Mcm, il gup manda tutti a giudizio PDF Stampa E-mail
giovedì 30 aprile 2009

Image Il sindaco (all’epoca dei fatti deputato) Vincenzo De Luca, il suo predecessore Mario De Biase, l’imprenditore Giovanni Lettieri, presidente del consiglio di amministrazione delle Manifatture cotoniere meridionali e leader dell’Unione degli industriali napoletani, e altre undici persone sono state rinviate a giudizio per presunti illeciti nell’adozione della variante urbanistica Mcm. Falso e truffa i reati contestati a vario titolo agli imputati nel progetto che prevedeva la delocalizzazione della fabbrica tessile e la realizzazione di interventi urbanistici e commerciali nella zona di Fratte. Con De Luca, Lettieri e De Biase sono stati rinviati a giudizio dal gup Di Florio, Felice Marotta, presidente del Consorzio Asi, Domenico De Maio, assessore all'Urbanistica, Mauro Scarlato, ex assessore all'Annona, Alberto Di Lorenzo, responsabile dello Sportello Unico, Bianca De Roberto, direttore del settore Urbanistica e direttore dell'Ufficio di Piano, Lorenzo Criscuolo, direttore del settore Opere e Lavori Pubblici, Matteo Basile, dirigente del Settore Trasporti e Viabilità, Alfonso Di Lorenzo, direttore del Servizio Annona, Raffaella Esposito, funzionario dell'ufficio Annona, Michele Arcangelo Galgano, amministratore della Salerno Invest, Vincenzo Iannucci, altro amministratore della Salerno Invest, società che voleva realizzare sull'area di proprietà dell'Mcm un centro commerciale. I reati di falso contestati sarebbero stati commessi per ottenere la variante al Piano delle Attività Commerciali. La truffa, ipotizzata ai danni del Comune e della Regione Campania, viene contestata a De Luca, considerato «l'istigatore» delle condotte illecite nella sua qualità di parlamentare. Il processo inizierà il prossimo 23 giugno davanti ai giudici della seconda sezione penale. Il gup Di Florio spiega la decisione del rinvio a giudizio in un articolato dispositivo. E chiarisce che il pubblico dibattimento si prospetta come la sede propria per la valutazione dei profili di responsabilità penale dei comportamenti degli indagati. Il gup ritiene sostenibile l’impianto accusatorio, argomentato nel corso delle udienze dal pm Montemurro (subentrato alla titolare dell’inchiesta Gabriella Nuzzi, trasferita dopo il caso De Magistris), malgrado la «ridondante e ripetitiva elencazione» delle imputazioni. Al dibattimento il gup rinvia anche in relazione alla possibilità di «acquisizione di nuove prove o da una diversa e possibile rivalutazione degli elementi di prova già acquisiti», che potrà concorrere alla qualificazione di responsabilità penale negli atti assunti dagli indagati. Il giudice Di Florio spiega, a questo riguardo, che gli elementi d'indagine alla base del rinvio a giudizio consistono nelle intercettazioni telefoniche, di cui ha disposto la trascrizione e nelle varie testimonianze, tra cui quelle dell'ex assessore Fausto Martino. E spiega: «Da esse certamente emerge l'esistenza, al tempo dei fatti, di una realtà politico-amministrativa ambientale tale da poter giustificare una iniziativa del pubblico ministero orientata nei confronti di un singolo centro di potere burocratico-amministrativo». Ma solo al giudice del pubblico dibattimento spetterà di valutare se quella «situazione» esisteva ed era condizionante al punto che gli atti amministrativi adottati in quel contesto potessero assumere il connotato dei reati penali. Il giudice Di Florio in merito all'eccezione, sollevata dai difensori circa «la superfluità e onerosità per le casse dello Stato di una dibattimento ritenuto evidentemente inutile», osservando che sarebbe spettato al giudice dell'udienza preliminare entrare nel merito della valutazione solo se qualcuno degli imputati avesse scelto il rito abbreviato. C'è poi nel dispositivo il riferimento agli ulteriori atti di indagine, «esperibili dal pubblico ministero prima del giudizio». Si tratta degli approfondimenti investigativi in corso su alcuni rapporti patrimoniali tra alcuni degli imputati.

Fonte: Il Mattino