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Arrestato il complice dell'assassino di Alfonso Mostacciuolo PDF Stampa E-mail
venerdì 06 novembre 2009

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Nocera Inferiore. Arrestato il presunto complice dell'assassino di Alfonso Mostacciuolo, diciannovenne ammazzato due anni fa in via D'Alessandro a colpi di pistola, mentre si trovava davanti a un bar. In una conferenza stampa, ieri mattina, il tenente colonnello Massimo Cagnazzo e il tenente Gianpaolo Scafarto hanno illustrato le modalità investigative e procedurali che hanno portato i carabinieri del nucleo operativo all'arresto di Giuseppe Petti, ventiquattrenne di Nocera Inferiore, già noto alle forze dell'ordine. Secondo l'accusa, Petti sarebbe stato alla guida della Alfa Romeo 147 di colore nero, che avrebbe condotto sul luogo del delitto il trentatreenne Domenico Lanzara (detto Mimmo 'o Sementaro), ritenuto esecutore materiale dell'assassinio (condannato in primo grado a 20 anni di carcere con il giudizio abbreviato), e ne avrebbe assicurato anche la successiva fuga. Nella 147 insieme a Lanzara e Petti, ci sarebbe stato un terzo uomo sul quale però gli indizi raccolti sono stati considerati non sufficienti per arrestarlo. I due presunti complici di Lanzara sono stati indagati dalla procura nocerina per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abbietti e futili, per detenzione e porto di pistola, per l'esplosione dei colpi d'arma da fuoco, e per le lesioni aggravate ai due feriti nell'agguato. L'inchiesta fu curata dall'allora tenente Erich Fasolino, comandante del nucleo operativo dei carabinieri, coordinati dal tenente colonnello Cagnazzo. Le indagini furono dirette dal pm Giancarlo Russo della procura di Nocera Inferiore. Lanzara è stato condannato a marzo scorso in primo grado. Per Petti e l'altro indagato, il gip del tribunale nocerino rigettò la richiesta di misura cautelare avanzata dal pm, accolta, però, dal tribunale del Riesame di Salerno solo per Petti e non per il terzo indagato, decisione confermata poi dalla Cassazione. La ricostruzione. L'omicidio Mostacciuolo fu commesso l'11 ottobre 2007 in via D'Alessandro nel quartiere di Cicalesi, davanti al «Caffè Mediterraneo» (locale non coinvolto nella vicenda giudiziaria, se non come riferimento geografico e che al momento del fatto era chiuso). Verso le 22,10 di quella sera, un gruppetto di persone si trovava davanti al bar di via D'Alessandro intente a parlare tra loro, tra cui c'erano Mostacciuolo e alcuni amici. All'improvviso un'auto (un'Alfa 147) si fermò all'altezza del bar e secondo gli inquirenti, scese Lanzara armato di pistola. Immaginando che forse si trattasse di un'arma giocattolo, Mostacciuolo andò incontro all'attentatore, in segno di sfida, ma Lanzara sparò una decina di colpi calibro 9x21: la vittima fu colpita all'addome e due uomini che si trovavano davanti al bar furono feriti leggermente. Poco dopo la mezzanotte Mostacciauolo morì in ospedale. Il movente dell'assassinio sarebbe riconducibile a una lite tra Lanzara e la vittima, avvenuta la sera prima dell'agguato, durante la quale Mostacciuolo avrebbe picchiato quello che sarebbe stato poi accusato del suo omicidio per difendere o vendicare un suo cugino a sua volta picchiato dallo stesso Lanzara (debitore insolvente di 100 euro nei confronti del parente di Mostacciuolo per l'acquisto di alcune dosi di stupefacenti). La difesa. Stamattina, si terrà l'interrogatorio di Petti davanti al Gip del tribunale di Nocera Inferiore: «A carico del mio assistito - ha ritenuto l'avvocato Cesare Cicchini, legale di Petti - non si ravvisano elementi di concorso nel reato di omicidio».

 

www.ilmattino.it