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In 500 per Lettere dei primi tempi di Chiara Lub PDF Stampa E-mail
lunedì 11 ottobre 2010
Organizzato dalla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno (SA) e dall’Ufficio Diocesano per il Progetto Culturale, con la collaborazione del Movimento dei Focolari ed il Patrocinio del Comune di Pagani, l’evento, che si è svolto venerdì 8 ottobre, ha visto la partecipazione di oltre cinquecento persone, provenienti da tutta la Campania, presenti anche le artiste del complesso internazionale “Gen Verde”, che il giorno successivo erano in concerto nella vicina Pompei.
La serata, condotta da Salvatore D’Angelo e Maria Grazia Di Clemente, ha preso il via con il saluto del Vescovo di Nocera, Mons. Gioacchino Illiano, che ha ricordato la sua costante frequentazione del Movimento dei Focolari, fin dai tempi in cui era seminarista e il suo personale rapporto con la stessa Chiara. Il sindaco di Pagani, Salvatore Bottone, che ha messo a disposizione il nuovo, bellissimo Auditorium, ha ringraziato gli organizzatori per essere stato coinvolto in una iniziativa così interessante. Ha preso, dunque, la parola don Silvio Longobardi, direttore del Centro Diocesano di Formazione, che ha sottolineato come la possibilità di conoscere i primissimi scritti di Chiara, porti dentro il cuore stesso dell’opera da lei fondata, quasi nel momento del “concepimento”, che avviene nel silenzio dell’anima.
 
Il relatore, Padre François-Marie Lethel, ocd, professore di Teologia Dogmatica e di Spiritualità alla Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum” di Roma, che ha curato la prefazione del libro, ha parlato della Lubich come di una santa moderna, di una mistica del nostro tempo, paragonandola a Caterina da Siena, Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux. Con Caterina il primo parallelismo è quello del fuoco che voleva portare in tutta Italia, così come la Lubich in seguito capì che il suo Ideale era per tutti, ma anche il fatto che entrambe erano laiche (Caterina era terziaria domenicana, ma viveva nel mondo). Anche l’età era simile, Caterina ebbe la sua chiamata in gioventù e Chiara si diede tutta a Dio ad appena 23 anni. Entrambe a poco più di vent’anni avevano già una vera e propria maternità spirituale.
Con la grande mistica spagnola il tratto di somiglianza è dato dalla simbologia del “Castello” che per Teresa è “Interiore”, perché rappresenta l’intimo dell’anima, dove Dio si rivela nella pienezza del mistero trinitario, e per Chiara è “Esteriore”, nel quale Dio abita come Trinità fra coloro che lo formano, con il proprio Castello interiore rivolto verso l’altro (cfr. Jesus Castellano Cervera). Ma la similitudine che più viene in risalto dalle lettere giovanili è quella con Teresa di Lisieux, alla quale Chiara viene accomunata per la passione con la quale ama Gesù e vuole farLo amare da tutti.. Entrambe più di una volta hanno affermato di volerlo amare come non è stato amato mai.
Nel corso della relazione Padre Lethel ha anche accennato alla notte della fede vissuta da quasi tutti i santi. Grazie alla voce recitante di Carla Ferri, accompagnata dalla viola e violino di Amleto e Maria Elena Soldani, i presenti hanno potuto ascoltare alcune delle lettere contenute nel libro, commentate, poi, dal religioso carmelitano mettendone in evidenza i contenuti. Il primo aspetto evidente – secondo Padre Lethel – sono le due espressioni tipiche del nascente Movimento dei Focolari: Gesù Abbandonato e l’Unità, già presenti in questi scritti di Chiara. Queste lettere sono quanto vi è di più vicino al momento del “concepimento” dell’opera di Chiara e quindi ci portano nel pensiero, nel cuore stesso della Lubich. Come diceva San Giovanni della Croce, «il mistero di Gesù è una miniera inesauribile nella quale non si finirà mai di scoprire diamanti», così anche noi, nelle vite dei santi possiamo trarne sempre nuove perle.
Nel gennaio ’44 Chiara “incontra” Gesù Abbandonato. I suoi scritti, secondo Lethel, si situano nella tradizione dei santi pensatori, come Anselmo d’Aosta o Tommaso d’Aquino e le sue sono pagine lucenti di misterioso amore piene di unità e dolore, unità per gli altri e Gesù nel suo abbandono per lei. Avendo scelto Gesù Abbandonato come sposo della sua vita vuole essere come lui perché «la sposa non può essere dissimile dallo sposo». La novità di questo pensiero è che questo stato di sposa di Gesù Abbandonato non è riservato alle sole persone consacrate, ma a tutti. Nella lettera alla sorella Liliana prossima alle nozze, scrive, infatti: «Non dividere il tuo cuore in terra, non dividere il tuo amore! È uno solo l’amore: l’amore per Dio. C’è un ideale nella vita che supera tutti: amare. Amare chi? Dio, Lui abita nel cuore di tutte le creature ma tu perché quella è la sua volontà lo devi vedere soprattutto in un cuore: in quello del tuo sposo: Lui».
Anche Chiara Luce Badano, beatificata il 25 settembre aveva scelto Gesù Abbandonato come suo sposo, e lei non aveva nei suoi progetti di consacrarsi a Dio, ma voleva sposarsi ed avere dei figli. Facendo una lunga digressione dall’argomento della presentazione, Padre Lethel ha parlato a lungo di Chiara Luce, sottolineando come l’albero si riconosca dai frutti. In un certo senso era già tutto scritto, fin da quei primi tempi.
Un altro aspetto presente nelle lettere è l’importanza della comunione quotidiana con Gesù Eucaristia, non disgiunta dall’abbeverarsi alla Parola di Dio. Per quanto riguarda Maria, alla quale l’Opera di Chiara sarà dedicata, Ella all’inizio è un po’ nascosta ed appare progressivamente, secondo il suo modo di essere. Ma fin dall’inizio, viene vista come Madre dell’Unità, alla quale guardare come modello per diventare un’altra Lei.
Ospite della serata, la dott.ssa Eli Folonari, Presidente del Centro Chiara Lubich. A lei, che ha vissuto vicino a Chiara, essendone stata per oltre 50 anni la segretaria personale, è stato chiesto qualcosa della vita di tutti i giorni, dove «lo straordinario veniva fuori dall’ordinario». Dopo il suo primo incontro con Chiara, a Tonadico, nel quale Eli aveva sentito su di sé lo stesso sguardo di Gesù, il ritorno a Brescia, nella sua famiglia alto borghese e poi la decisione di seguire Chiara. La loro vita era per così dire “normale”, Chiara diceva che loro non volevano altro che essere cristiani e portare il Vangelo nel mondo.
Tutto quello che è venuto poi è successo quando e come Dio ha voluto, come quella volta che Chiara, guardando dalla finestra una bambina, aveva capito che l’Ideale era anche per i più piccoli. O quella volta che, in seguito ad un colloquio con una donna separata, aveva invitato i focolarini ad impegnarsi anche per i separati ed i divorziati. In conclusione, il giornalista Salvatore D’Angelo ha chiesto ad Eli quale sia stato il dono d’amore più grande che ha ricevuto da Chiara e lei, commossa, ha risposto che non c’è stato un momento specifico, ma la sua vita è stata davvero aldilà di ogni aspettativa: «Vivere in unità con Gesù presente in mezzo a noi. Ci sembrava di essere così felici e ci dicevamo che il Paradiso darebbe stato la continuazione di quella vita di unità».
La vita con Chiara è stata per la Folonari, dunque, una continua divina avventura. E adesso la vita continua nell’impegno a conservare, preservare e far conoscere l’enorme patrimonio che la fondatrice dei Focolari ha lasciato: 6.690 dossier contenenti materiale cartaceo, 1.819 registrazioni video, 4.990 registrazioni audio, 194.000 foto, oltre un milione di lettere ricevute alle quali Chiara ha risposto. Perché lei voleva essere vicina a tutti personalmente, come quando nei rifugi parlava di vangelo a ragazzi, adulti, bambini, ecc.
Il Natale del ’43, subito dopo la sua consacrazione del 7 dicembre, Chiara capì che quello che conta non è lo «stato di perfezione», cioè la vita consacrata, ma è la “perfezione” stessa, cioè fare quello che Dio vuole da noi, in qualsiasi stato di vita ci troviamo. Tutti, dunque, sono chiamati all’unità. Un accenno è stato fatto anche alle notizie che arrivano da tutto il mondo di grazie ricevute da persone con varie patologie che hanno pregato Chiara. Al termine gli ospiti hanno ricevuto in dono una scultura in pietra dell’artista Roberto Barbato, dal significativo titolo “Maria, Madre delle Città Nuove”.