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Gennaro Lodato: Un codice etico per tutelare le nostre produzioni PDF Stampa E-mail
mercoledì 20 ottobre 2010
Basilio Puoti

Un ferreo codice etico per le industrie conserviere a tutela delle nostre produzioni nazionali. A chiederlo è Gennaro Lodato, 36 anni di Nocera Superiore, dell'azienda Lodato Gennaro & C. spa di Castel S. Giorgio, presidente del Gruppo Giovani dell'Anicav che conta 37 membri. Il numero uno dei giovani conservieri interviene sullo stato di salute del comparto e sul sequestro effettuato dal comando dei carabinieri politiche agricole e alimentari – nucleo antifrodi di Salerno – di 4.607 quintali di doppio concentrato di pomodoro, confezionato in 931.978 barattoli, per un valore di circa 400mila euro, confezionati con etichette attestanti indebitamente l'origine italiana del prodotto invece ottenuto dalla lavorazione di triplo concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina.
Presidente, qual è la posizione dell'Anicav rispetto alla contraffazione del "made in Italy"?
La nostra associazione tutela solo chi rispetta le regole. Quei pochi imprenditori, che non si attengono a quanto stabilito dalla normativa vigente in materia, non solo mettono in atto pratiche di concorrenza sleale, ma infangano un settore che, in questo periodo, non gode di una grande reputazione.
" un problema che riguarda tutto il settore o solo quelle imprese che lavorano il concentrato cinese?
Dobbiamo, innanzitutto, separare il prodotto fresco (polpa, passata, pelato) "made in Italy", trasformato dalla maggior parte delle aziende conserviere campane, pugliesi e lucane, da quello che è il concentrato cinese che viene rilavorato da sette-otto aziende per poi essere esportato in Medio Oriente e in Africa. Tra queste ultime dobbiamo difendere quelle che rispettano la normativa vigente e che rappresentano un valore aggiunto per il territorio in termini economici e occupazionali in quanto destagionalizzano la loro attività rispetto alla campagna conserviera estiva.
Come si è risolta la sfida con il Nord?
Quest'anno c'è stato un sostanziale pareggio. Rispetto al prodotto contrattato prima della campagna conserviera (pari a 65/66 milioni di quintali) le aziende conserviere italiane hanno trasformato 48/49 milioni di quintali, equamente divisi fra il Nord (dove sono presenti circa 18 aziende) e il Sud (dove sono situate 140 imprese). Quest'anno però mentre le nostre aziende hanno trasformato la stessa quantità dello scorso anno, quelle del nord hanno registrato un 15 per cento in meno rispetto al 2009, quando avevano trasformato circa 31 milioni di quintali.
" ancora aperto il fronte contro le coop di autotrasformazione del nord che ricevono contributi a fondo perduto per la loro attività?
Sì. Abbiamo fatto ricorso, sostenuti da associazioni portoghesi e spagnole, contro il regolamento comunitario 1580 del 2007 che prevede agevolazioni unilaterali per la parte agricola, ma che invece vengono attribuite alle cooperative di autotrasformazione che così creano uno squilibrio di concorrenza, a discapito delle imprese private di trasformazione.