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Archeoclub di Nuceria Alfaterna: I paradossi di Nocera e il Sindaco che verrà PDF Stampa E-mail
giovedì 13 gennaio 2011
Restituire un ruolo economico e politico a Nocera è un intento di per sé lodevole, ma di difficile attuazione perché i destini della nostra Città vengono decisi, oggi più di ieri, nel segreto di stanze lontane dai Cittadini per interessi inconfessabili.La situazione è resa ancor più difficile dal mancato rinnovamento della classe politica nazionale e locale, cui si è aggiunta la crisi del Mezzogiorno che si è ormai avviato a vivere la pagina più drammatica della sua storia plurisecolare con l’esodo dei giovani laureati che, non riuscendo a trovare lavoro nella loro terra, se ne allontanano forse per sempre, rendendola più povera e più sola.In una realtà così complessa, Nocera è una ben piccola cosa, ma ai nostri occhi resta un punto di riferimento imprescindibile. Perciò, tra i molti compiti che attendono il Sindaco che verrà,
elenchiamo quelli da adottare prima che tutto precipiti.
Nel grave disorientamento che noi tutti sperimentiamo è necessario rafforzare innanzitutto la nostra identità culturale, senza la quale non si fa progredire né la nostra Città, né il nostro Paese.
Se questo è vero, sarà necessario preservare la Collina del Parco da ogni abuso edilizio perché, quando la vedremo assediata dal cemento, proprio allora tutto sarà definitivamente perduto e
dovremo cercare altrove, ammesso che ciò sia possibile, il verde che abbiamo sacrificato alla nostra avidità di denaro, i luoghi della nostra storia, le antiche case, i cortili, i nostri tanti campanili, da Casolla al Vescovado, da Cicalesi a San Matteo.
É perciò urgente adottare un Piano Urbanistico Comunale che si proponga la piena vivibilità del nostro territorio, ponendo fine ai due paradossi che soffocano Nocera. Il primo, proprio per effetto dell’urbanizzazione selvaggia, vede aumentare il numero delle case e diminuire i residenti.
Il secondo ci pone all’ultimo posto nella salvaguardia del centro storico, perché abbiamo avuto la stoltezza di ridurlo a squallida periferia. E ciò senza eccezioni, andando da Piazza del Corso alla
Caserma borbonica, dalle macerie delle Cotoniere fino in cima al Castello del Parco. Qui l’antica fortificazione subisce il suo ultimo assedio, non più per mano di Ruggiero il Normanno,
ma dei tanti faccendieri e speculatori che hanno posto in atto il più subdolo degli accerchiamenti. E perfino il Patto territoriale, con i suoi mostruosi impianti di condizionamento dell’aria, sta concorrendo a stravolgere la fisionomia del castello e dell’intera collina!
Quanti ancora sognano una Nocera vivibile e civile debbono far sentire oggi stesso la loro voce.
 Altrimenti ci toccherà, davanti alla inevitabile sconfitta, condividere il rimpianto dei patrioti evocati dal regista Martone e ripetere assieme a loro lo sconsolato:
“Noi credevamo…”