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Da sua E. il Vescovo mons. Giuseppe Giudice il messaggio rivolto ai giovani PDF Stampa E-mail
domenica 01 aprile 2012

Nuova lettera alla comunità diocesana di Nocera-Sarno del Vescovo, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Giudice. Il presule, per la Santa Pasqua 2012, firma un testo che attraverso un excursus tra le gioie ed i dolori dell’essere adolescente, propone le mete alte del cristianesimo. La lettera sarà distribuita in 25 mila copie presso gli Istituti scolastici di tutto il territorio diocesano e in allegato alla rivista diocesana Insieme. Anche in questo caso, così come fece a Natale quando scrisse ai bambini, il Vescovo si rivolge a Prisco: «Carissimo Prisco, tu giovane adolescente porti il nome del primo vescovo dell’antica diocesi di Nuceria, oggi Nocera Inferiore – Sarno, di cui io, per grazia di Dio e della Sede Apostolica, oggi sono Vescovo. Noi ci siamo già conosciuti in un tempo di Natale ed eri un ragazzo che, col filo della fede tra le mani, partecipava attivamente alla vita della parrocchia. Poi non ti ho sentito più». Da questo punto si snodano una serie di riflessioni che rimandano al concetto della Resurrezione e della gioia pasquale, nonché al servizio per la Chiesa. Monsignor Giuseppe Giudice lo fa senza dimenticare la contemporaneità in cui vive l’adolescente, diviso tra gioie e dolori. «So che vivi un tempo difficile, di crescita, perciò ti invito a gettare via le opere delle tenebre per indossare le armi della luce (Cfr Rm 13,12). Mi piace gridarti forte con tutta la comunità che aspetta il tuo ritorno: “Prisco, ‘alzati, rivestiti di luce’ (Is 60,1), è Pasqua!”. Sì, rivestiti di luce, riprendi le tue vesti! Ritorna in comunità e, poiché mi sta a cuore la tua formazione cristiana, ti invito anche a cercarti, se non ne fai già parte, una comunità che sia attenta e diventi grembo per la fede dei piccoli. Lo sai, tu non sei più un bambino e non sei ancora adulto. Ti trovi in un passaggio che, in alcuni momenti, avverti difficile. Sei in mezzo, nel guado del fiume, e devi attraversare. A volte, vorresti tornare indietro, nella casa dell’infanzia. Altre volte, con la fantasia corri in avanti, nel mondo degli adulti. Ma, ecco l’adolescenza, sei in mezzo: costretto ad attraversare se non vuoi bloccarti. Questo è per te il tempo delle lune. Sei lunatico e cambi continuamente umore. In pochi secondi abbracci il mondo o lo distruggi. E sei in guerra con tutto e con tutti; con te stesso, ma soprattutto con le persone che ami. Ti costa molto un attimo di pace. I tuoi genitori, insegnanti, superiori, adulti li avverti come carcerieri. Ed è una guerra combattuta specialmente sul campo familiare. Secondo te, essi non capiscono niente. Sono sorpassati, antichi. Eppure sono le persone che ami immensamente, senza le quali ti senti senza ali. Ma l’adolescenza non è una malattia, come qualche volta dice tua madre. È tempo di ricerca, di scoperta, di progetti. Tempo dei colori dell’arcobaleno.

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 Tempo delle illusioni, delusioni e della speranza. La fatica che avverti, e che in alcuni momenti ti fa star male, è la fatica di crescere, di capire chi sei, di essere accettato, amato, sicuro e spesso hai paura. Hai paura di crescere, di non essere accettato, di morire, di perdere le persone care, di non farcela. Spesso sei chiuso a chiave in una paura che bagna il cuore e la grande paura (la morte) si esprime in mille piccole paure e insicurezze». Il Vescovo, nel testo mandato in stampa simbolicamente il 21 marzo, primo giorno di Primavera, a motivo della rinascita della natura, indica ulteriori punti di controversia per la vita dell’adolescente come l’avvertire «i grandi come nemici», mentre ci si fida completamente degli amici, «cui tendi la mano per camminare»; c’è poi il rapporto con il cibo, «in questo tempo, qualche volta diventa problematico» e le ragioni del cuore: «Facciamo un telecuore, una radiografia? Quali volti e nomi vengono fuori? Nella tua classe, tra gli amici? O in qualche profilo di Facebook? Eroi di carta, miti o il ragazzo/a della porta accanto? Esplode l’affettività, la sessualità e sei invitato a custodire nella semplicità il cuore e il corpo, attento a non farti male». Il Pastore della Chiesa nocerino-sarnese pone anche delle domande a Prisco: «E se ti chiedessi dove vai? In questo tempo vai soprattutto a scuola. Altro luogo per te di conflitto o spazio di crescita. Vai per incontrare i tuoi amici, gli insegnanti, i bidelli, la comunità educante e non sempre per studiare. Dove vai? È una domanda posta anche sulla fede. La fede: che cos’è? Entra nei tuoi discorsi con gli amici? Lo sai e ti ricordi che lassù Qualcuno ti ama? E la parrocchia, per te, che cos’è? La fede non è un bel ricordo, o qualcosa che mi va stretto, che mi rende goffo, che mi invecchia o fa ridere gli altri. La fede è un dono sempre giovane. È un incontro con un amico speciale: Gesù, Colui che ci ha chiamati amici». C’è poi la domanda esistenziale: «Nell’adolescenza, fatta di luci ed ombre, esplode anche la domanda più difficile: perché sei? Cioè, qual è il senso della vita? Crescendo scoprirai, nella fatica e nella gioia, non solo perché sei, ma anche per chi sei: le persone o la persona alla quale donerai nell’amore la tua vita. Ti accorgerai che non si può vivere senza sapere per-chi, anche se non sempre scoprirai il per-ché. La risposta è nel tuo mondo interiore, che devi custodire; nel pudore, che devi riscoprire; nello stupore, che devi alimentare». Arriva, infine, l’augurio del Vescovo: «Ecco il mio messaggio: Buona Pasqua! Cioè, caro Prisco, buon Passaggio, verso la terra della crescita libera e responsabile, rivestito della luce che viene dal Signore».