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Mario, il calvario di un senzatetto PDF Stampa E-mail
martedì 27 maggio 2008

ImageCava de’ Tirreni. Una storia di sofferenza e d'amore, ma anche di promesse non mantenute e di sostegno mancato. L'ultima speranza: il sindaco Gravagnuolo. Una famiglia in difficoltà, costretta a vivere in un prefabbricato nel campo container di S. Arcangelo, due genitori, Mario Ferrara e Gelsomina Carolla, con una volontà di ferro, ma che devono arrangiarsi con lavoretti di fortuna, otto figli a carico, uno disabile di 11 anni costretto su una sedia a rotelle, i più grandi di 26, 24 e 22 anni costretti a sbarcare il lunario al nord, ospitati dalla nonna materna, perché qui i genitori non erano più in grado di mantenerli.

E non finisce qui: bisogna pensare agli altri cinque, una ragazza di 17 anni, due adolescenti di 16 e 11 anni, una bambina di 7 ed il più piccolo di appena 4 anni. «Io non voglio l'assistenza, nè chiedo elemosina a nessuno, voglio solo un lavoro che mi permetta di mantenere dignitosamente la mia famiglia - questo il grido di aiuto di Mario - Sono in grado lavorare, la salute ce l'ho, la volontà figuratevi, ma oggi anche il più umile dei mestieri è diventato un lusso che probabilmente a me non è consentito». Frigorifero praticamente vuoto, c’è solo il latte per i ragazzi. «Noi possiamo arrangiarci - dicono Mario e Gelsomina - ma i nostri figli non devono soffrire la fame, soprattutto i più piccoli, che già sono penalizzati dalla mancanza di tutto quello che ai bambini delle famiglie normali non manca». I giorni di festa sono quelli più difficili, soprattutto il Natale e Capodanno con la tristezza di assistere al luccichio di luci e festoni e con la preoccupazione di imbandire anche loro una tavola degna, intorno alla quale riunire tutta la famiglia.

Per fortuna c’è il tesoro della dignità trasmesso anche ai ragazzi, tutti cresciuti, malgrado i disagi, con principi sanissimi e con una grande educazione. «Sono veramente una famiglia solidissima - conferma Stefania Lorito, assistente al consultorio familiare di Pregiato - Sarebbe davvero una sconfitta per la società se, con tutti gli organismi di assistenza che ci sono, non si riesca ad aiutare una famiglia come questa, dove basterebbe poco per rimetterla in carreggiata». Il papà Mario, disoccupato dopo il fallimento dell'azienda dove lavorava, ha fatto l'autista, ma la ditta si è spostata al nord e con un figlio disabile e con attacchi convulsivi non ha potuto seguirla.

Sopravvive ora grazie a lavoretti saltuari. La stessa cosa fa la moglie Gelsomina che si porta sulle spalle anche un matrimonio fallito dal quale ha avuto i primi sei figli e che Mario adora come fossero suoi. «È per loro che chiedo una mano - invoca - sono stato alla Caritas, ai servizi sociali, con il risultato che devo anche pagare 1200 euro di bollette altrimenti mi staccano pure la corrente. Tutti promettono aiuti, ma poi non ho avuto nulla da nessuno. Per questo mi sono deciso di fare un appello al sindaco Gravagnuolo, visto che è la più alta carica della città. Almeno lui spero che possa aiutare un suo concittadino in difficoltà». (di Salvatore Ferrara)