I POETI di NOCERA
domenica 04 gennaio 2009

I poeti di Nocera                                                                           (Non solo Domenico Rea) L'Agro è terra di poeti, Giulio Caso ci presenta alcuni nostri concittadini del passato che ebbero a distinguersi nel campo delle arti letterarie.Saremmo felici di ricevere vostre segnalazioni (accompagnate da un breve cenno biografico) riguardanti altri scrittori o poeti nocerini del passato.- Francesco Acerbi (1606-1690), nato a Nocera Inferiore. Insegnò filosofia a Napoli e all'Aquila. Compose vari poemetti in lingua latina tra i quali ricordiamo: Polypodium Apollineum e Aegro coepori a Musa solarium.Saverio Costantino Amato (1814-1837), nato a Nocera Inferiore. Fu discepolo di Basilio Puoti; collaborò a vari giornali tra cui: Il Nomade, Il P o l i g a m a , L ' O m n i b u s , L'Omnibus Pittoresco. Pubblicò poesie, novelle ed articoli letterari.Pasquale Galante (1899 -1983), nato a Margherita di Savoia, visse a Nocera Inferiore. Pubblicò molte raccolte di racconti e poesie, alcune delle quali inserite in antologie all'estero.La sua poesia è ricercata per la tendenza alla perfezione del suo mondo interiore che trovava fonte d'ispirazione nei propri sentimenti e nelle cose che lo circondavano.Raimondo Di Jesu (1905 - 1983), nato ad Ariano Irpino, visse a Nocera Inferiore. Pubblicò varie raccolte di poesie premiate in concorsi nazionali.Nelle sue liriche ha sublimato  simboli della cristianità, terreni canoni di bellezza e sentimenti d'ansia per il possibile uso distorto delle nuove tecnologie da parte dell'uomo. La fede, comunque, è uno dei motivi fondamentali della sua poesia.Gabriele Sellitti (1927 - 1992), nato a Nocera Inferiore. Ebbe riconoscimenti a livello nazionale; un suo libro porta la prefazione di Salvatore Quasimodo che gli lasciò simbolicamente anche la sua penna in eredità. Privilegiò il tema del lavoro e dei problemi sociali. Nelle sue poesie, in italiano ed in vernacolo, ha trasfuso il realismo dell'epoca alternandolo con dolcissime liriche d'amore. In una delle sue poesie più famose, Le monache rosse, interpreta i sacrifici delle operaie conserviere di una volta, che durante il lavoro vestivano un lungo camice a grandi riquadri rossi e coprivano i capelli con un grosso fazzoletto di tela rossa.