De Cristofaro, miti e figure del teatro del primo ’900
venerd́ 09 gennaio 2009

Image Una vecchia madre attende il ritorno a casa del figlio dopo quindici anni di separazione. Emma è in casa con la domestica Angelina che non vediamo perchè è nell’altra stanza. Le dà il permesso d’assentarsi perchè vuole rimanere sola col figlio, invitandola ad andare a cinema, al Cristallo, magari a vedere Madre; film che a sua volta racconta la storia di una donna che ritrova il figlio dopo quindici anni dopo averlo creduto morto...». Sembra di leggere una nota di regia, appunti di scena sul delirante monologo «Emma B. vedova Giocasta» di Alberto Savinio. Invece è solo un brano del capitolo che Pasquale De Cristofaro, attore, regista e docente di materie teatrali, dedica ad uno dei più grandi drammaturghi del secolo scorso, Savinio appunto, nel suo saggio-racconto «Lo sguardo indecente. Miti, scene e figure del teatro nel primo Novecento» (Plectica). Un libro che si legge come una scrittura teatrale, che si apre alla mente ed al cuore come una rappresentazione mai avvenuta se non nella mente e nel cuore del regista-autore. «Un azzardo, un desiderio personalissimo», forse, come avverte nella prefazione il linguista Emilio D’Agostino, che vede De Cristofaro nei panni di un medico pronto ad usare il bisturi «per incidere nella carne della scrittura, per vivisezionare un testo». Ma questa è sicuramente la forza de «Lo sguardo indecente», un «romanzo epico» che non annoia mai e che in ogni pagina desta viva l’attenzione del lettore, trascinandolo nelle fantasie dell’autore, facendolo innamorare di quei personaggi di un albeggiante Novecento - Savinio, Alvaro, Rosso di San Secondo, Artaud - di cui lo stesso De Cristofaro è innamorato perchè «densi di mascheramenti, tracce composite, ineffabilità, “indecenze”, ritorni mitici e linee di fuga, non ultimo il parricidio simbolico di San Secondo nei confronti di Pirandello». De Cristofaro si veste dei panni del critico, ma ne stravolge il lavoro perchè opera dall’interno. Non vuole certo polemizzare con chi fa questo per mestiere, nè invaderne il campo, però. «Dove c’è un testo - osserva - c’è sempre qualcuno disposto a leggerlo e ad interpretarlo». Ed è proprio, come rileva Alfonso Amendola, critico e codirettore con De Cristofaro della bella collana «corponovecento», di cui «Lo sguardo indecente» è l’ultima perla offerta al pubblico, «verso questa dimensione di lettura ed appropriazione (veria ansia desiderante mista a passione concreta) il discorso di Pasquale De Cristofaro si rivolge. Il lavoro è reso con raffinato stile analitico e profonda competenza da parte di chi dello spettacolo dal vivo conosce il senso della costruzione, la complessità della messinscena, la difficoltà di sintetizzare un pensiero altrui e farne rappresentazione». Il libro sarà presentato questa sera, alle 19, negli spazi del convento di S. Michele in via di S. Michele, tra il Duomo e la chiesa di San Benedetto.

Erminia Pellecchia - Il Mattino