Castel San Giorgio. La notizia è di ieri mattina Il Soprintendente ai beni archeologici della provincia di Salerno, Maria Luisa Nava, ha inviato al sindaco di Castel San Giorgio, Andrea Donato, una interessante comunicazione. In essa si afferma che la zona di «Cappella di Paterno», deve essere dichiarata «di interesse particolarmente importante» per la presenza di reperti archeologici rinvenuti di recente. I reperti venuti alla luce consistono «in frammenti ceramici a vernice nera risalenti al IV/III scolo a. C.» Il soprintendente, Maria Luisa Nava, ne ha data comunicazione alla dottoressa Laura Rota che è il direttore archeologico coordinatore per la valle del Sarno. «La grande quantità di materiale rinvenuto – scrive Maria Luisa Nava – e la sua concentrazione in un'area abbastanza circoscritta permette di ipotizzare la presenza di un insediamento antico, probabilmente di natura sacra, forse di un piccolo santuario campestre». La Soprintendenza detta le norme che regolano le zone archeologiche ricordando le disposizioni da impartire e tutto ciò che i proprietari dei terreni e tratti collinari devono osservare. I proprietari dei terreni hanno 80 giorni di tempo per produrre eventuali osservazioni inviandole alla Soprintendenza di Salerno. Le scoperte archeologiche che interessano la zona di Paterno partono sostanzialmente dal palazzo baronale che fu dei de Conciliis, ora passato ad altro proprietario, sino all'obelisco che si trova ai confini collinari tra il territorio di Castel San Giorgio e Sarno. In questa zona, come è risaputo , vi transita, sotterrato, nella roccia, anche l'acquedotto Augusteo, finito di costruire intorno al 20 a.C.. Fu voluto da Augusto. Esso parte da Serino, in provincia di Avellino. Un tronco di tale grandiosa opera è visibile in Via Piave di Lanzara di Castel San Giorgio. Esso passa, poi, sotto il Palazzo Calvanese e arriva a Paterno, per poi riversarsi nella Piana del Sarn. Il sindaco di Castel San Giorgio, Andrea Donato, si accinge a chiedere alla Soprintendenza di intensificare i lavori di indagine. (Gennaro Corvino)